Arturo Rocco (Napoli 1876 – Roma 1942) seguì i corsi penalistici prima a Genova e poi a Roma, ove si laureò nel 1898. Intraprese la carriera universitaria ma esercitò a lungo anche la professione di avvocato.
Nel 1901 vinse il concorso per professore straordinario di Diritto e procedura penale presso l’Università di Urbino e ottenne l’abilitazione alla libera docenza a Pavia. Insegnò a Ferrara, poi si spostò a Roma, a Sassari e a Siena, ove svolse attività didattica fino al 1916. Negli stessi anni insegnò Diritto costituzionale presso l’Università di Urbino, Diritto internazionale a Ferrara, Filosofia del diritto a Cagliari, Introduzione allo studio delle scienze giuridiche e Istituzioni di diritto civile a Siena. Nel 1916 fu nominato successore di Enrico Pessina a Napoli. Tra il 1924 e il 1929 fu chiamato a Milano, per poi spostarsi a Roma, ove insegnò fino alla morte.
Fu un nazionalista e collaborò con il periodico «Politica», fondato dal fratello Alfredo e da Francesco Coppola. Nel 1923 si iscrisse al Partito nazionale fascista e fu, quindi, annoverato tra i giuristi di regime. Nel novembre del 1925 collaborò alla redazione del Codice penale.
Nel 2022 l’Archivio storico del Senato della Repubblica ha acquisito, per donazione, l’archivio della famiglia Grassi Rocco. Al suo interno sono conservate alcune buste che comprendono prevalentemente corrispondenza, scritti e opuscoli relativi all’attività professionale di Arturo Rocco.
La sua biblioteca, invece, è andata dispersa in seguito alla sua morte.










