Scipio Sighele

Scipio Sighele (Brescia 1868 – Firenze 1913) si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza a Roma, ove si laureò nel 1890 con una tesi sulla teoria positiva della complicità. Svolse una densa attività di ricerca e si dedicò allo studio delle inquietudini sociali e delle peculiarità dei comportamenti criminali propri di entità collettive (la folla, la coppia, la setta). Nel 1891, pubblicò il volume La folla delinquente, che venne poi tradotto in francese, spagnolo, russo, polacco e tedesco.
Insegnò come libero docente di Diritto penale presso le Università di Pisa e di Roma e tenne corsi di Sociologia criminale e di Psicologia collettiva all’Institut des hautes études dell’Università di Bruxelles.
Nel 1909 si avvicinò al nazionalismo italiano e nel 1910 presiedette il Congresso nazionalista di Firenze. Sospettato di attività irredentista, fu sottoposto a istruttoria dal governo austriaco nel 1900 e citato in tribunale a Trento. Nel 1912, in seguito alla pubblicazione dell’articolo La nouvelle psychologie irrédentiste depuis l’expédition Tripolitaine, fu definitivamente espulso dai territori dell’Impero.
Presso la Fondazione Museo storico del Trentino si conserva una raccolta di documentazione riferibile a Scipio Sighele, composta da due volumi realizzati dalla moglie in suo onore e da un nucleo di lettere da lui inviate all’irredentista Giovanni Pedrotti.
La biblioteca, costruita nell’arco di tre generazioni dai membri della famiglia Sighele, consta di 1.549 titoli, editi tra il 1621 e il 1955. La caratterizzazione disciplinare è attinente essenzialmente alle scienze giuridiche. Il fondo è stato donato nel 1923 alla Biblioteca civica Girolamo Tartarotti di Rovereto per volontà testamentaria della vedova di Scipio Sighele.

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