Giuseppe Zanardelli (Brescia 1826 – Toscolano Maderno 1903) studiò legge presso l’Università di Pavia. Prese parte ai moti del 1848 e, all’inizio del 1849, trasferitosi in Toscana, si laureò a Pisa. L’esame pisano non fu ritenuto valido dalle autorità asburgiche e fu ripetuto a Pavia, ove Zanardelli superò positivamente anche gli esami per l’abilitazione all’insegnamento. Tuttavia, all’inizio del 1853 gli venne ritirata la patente di insegnante per motivi politici.
In seguito all’Unità d’Italia si dedicò prevalentemente alla vita politica: nominato vicepresidente del Comitato direttivo della Sinistra parlamentare, fu segretario dell’ufficio di presidenza della Camera dal 1861 al 1865. Nei successivi governi fu Ministro dei lavori pubblici, degli interni e di grazia e giustizia, nonché presidente della Camera dei deputati. Nel gabinetto Cairoli si distinse come relatore della proposta di legge sulla riforma elettorale e nel 1890 entrò in vigore il Codice penale che prese il suo nome.
Il 15 febbraio 1901 fu chiamato da Vittorio Emanuele III alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ove rimase fino al 29 ottobre 1903, quando si dimise per motivi di salute.
La documentazione prodotta da Giuseppe Zanardelli è in massima parte conservata presso l’Archivio di Stato di Brescia, all’interno di due diversi fondi. Ulteriori complessi archivistici a lui riferibili sono conservati presso l’Archivio delle Civiche Raccolte Storiche del Comune di Milano, la Fondazione Credito agrario bresciano – Istituto di cultura Giovanni Folonari, la Biblioteca civica Angelo Mai di Bergamo e il Collegio Ghislieri di Pavia.
Della ricca biblioteca ci sono pervenuti poco più di 10.000 documenti ad oggi distribuiti tra la Biblioteca di Economia e Giurisprudenza dell’Università di Brescia, la Biblioteca dell’Ordine degli Avvocati e la Biblioteca civica Queriniana della medesima città.










