Il progetto e la metodologia di lavoro
Il progetto ha previsto lo studio e la descrizione analitica del fondo archivistico Ellero Pietro (1840 -1933), conservato presso la Biblioteca universitaria di Bologna (d’ora in poi BUB). L’intervento descrittivo, condotto utilizzando il software open source BlueJay, che garantisce piena interoperabilità con il portale SAN – Strumenti di ricerca online del Ministero della Cultura, ha prodotto un inventario a livello delle singole unità documentarie, realizzato da Claudio Gino Li Chiavi e Giorgia Spinali, con la supervisione scientifica di Stefano Malfatti, e ultimato a settembre 2025.
Il lavoro sulle carte è stato preceduto da uno studio approfondito della biografia del soggetto produttore e del contesto in cui egli visse e operò.
Già da un primo censimento della documentazione si è constatato che l’attuale ordinamento dell’archivio non corrisponde alla sedimentazione spontanea delle carte, bensì rispecchia i criteri predefiniti dal soggetto produttore. Tali criteri, di natura prevalentemente tematica, rimandano alle diverse attività istituzionali ricoperte da Ellero e fanno presumere un momento di organizzazione delle carte successivo al suo pensionamento.
Sin dalle prime fasi del lavoro si è, inoltre, rilevata la presenza sulle carte di diverse segnature: segnature originarie, attribuibili al soggetto produttore e all’erede Giuseppe Brini, e segnature risalenti agli anni Sessanta-Settanta, ad opera dei bibliotecari della BUB.
Per ricostruire le vicende che hanno visto il costituirsi dell’archivio, è stato quindi fondamentale lo studio dell’inventario redatto da Giuseppe Brini, realizzato presumibilmente tra il 1933, anno di morte di Ellero, e il 1935, anno di donazione dell’archivio alla BUB. Altrettanto importante, per fare luce sullo stato dell’archivio al momento della morte del soggetto produttore, è stato il recupero del testamento olografo di Ellero, conservato presso l’Archivio notarile distrettuale di Roma. Ulteriori chiarimenti in merito alle responsabilità dei lavori che hanno interessato le carte nei momenti successivi alla donazione del 1935 alla BUB sono stati forniti dagli strumenti di sala disponibili presso la stessa biblioteca.
Il confronto della documentazione con l’inventario di Giuseppe Brini ha evidenziato che i diversi interventi susseguitisi nel tempo non hanno alterato la struttura dell’archivio, risalente al suo ultimo ordinamento, ovvero probabilmente a poco prima della consegna alla BUB. La numerazione rinvenuta, infatti, segue l’ordine di descrizione della documentazione così come riportato da Brini nel suo inventario. Analogamente, la numerazione della corrispondenza rispecchia fedelmente l’ordine dell’elenco dei mittenti posto in appendice allo stesso inventario.
Preso atto del rispetto della volontà del soggetto produttore, constatata la complessità dell’ordinamento riscontrato e l’impossibilità di riordinare cronologicamente le carte senza ulteriori interventi invasivi, si è optato per non procedere al riordino della documentazione. La descrizione è stata improntata al rispetto delle tracce di archiviazione del soggetto produttore, in un approccio conservativo volto a tutelare la documentazione ed evitare ulteriori rimaneggiamenti. I pochi documenti rinvenuti sfusi sono stati ricondotti all’impalcatura tematica conferita dal soggetto produttore.
Al termine del lavoro, l’archivio risulta composto da 141 fascicoli, condizionati in 26 buste.
Le buste erano inizialmente 25: il materiale conservato nella busta originariamente n. 9 è stato successivamente ricondizionato in due buste distinte (nn. 9/1 e 9/2). Tale suddivisione del materiale ha alterato l’ordine e la progressione che era stata data alle unità documentarie: il materiale che si trovava originariamente in fondo alla busta è stato collocato nella busta 9/1 (Archivio giuridico. Epistolario); i documenti che stavano in cima sono stati collocati nella busta n. 9/2. Si è pertanto ritenuto opportuno ripristinare virtualmente l’ordine delle unità documentarie – dunque la busta 9/2 precede la busta 9/1 – senza però intervenire sull’ordine fisico.
In linea con l’approccio conservativo, si è scelto di mantenere titoli di serie e di fascicoli originali. Per i sotto-fascicoli si è invece rinunciato alle denominazioni di Giuseppe Brini: egli distingueva tra «Atti ufficiali» (atti e corrispondenza con enti istituzionali) ed «Epistolario» (lettere personali), ma questa distinzione risulta fuorviante poiché anche tra gli «Atti ufficiali» compare corrispondenza. Si è quindi adottata una denominazione uniforme: rispettivamente «Corrispondenza e atti ufficiali» e «Corrispondenza».
Le segnature sono state normalizzate sostituendo «fascicolo» a «plico» e «sotto-fascicolo» a «fascicolo». I fascicoli della sezione I hanno ricevuto una numerazione progressiva che ricomincia da 1 per ogni serie, rendendo la segnatura più lineare (ad esempio: «b. 13, fasc. 1, s.fasc. 1, n. 1» invece di «b. 13, plico «Insegnamento. 1», fasc. 1, n. 1»).
Il materiale bibliografico (sezione II e alcuni fascicoli della sezione I), infine, è stato dotato di numerazione virtuale secondo l’ordine fisico, senza interventi sui documenti originali.
Per la compilazione dei campi descrittivi, sono state seguite le Norme Italiane per l’Elaborazione dei Record Archivistici – NIERA(EPF); per le citazioni bibliografiche, le Norme per la citazione bibliografica della Rassegna degli Archivi di Stato.
I criteri di compilazione, nel rispetto degli standard archivistici ISAD(G) e ISAAR(CPF), sono stati così vagliati anche dal punto di vista del fruitore finale, l’utente dell’inventario online, e orientati in direzione di una maggiore leggibilità e comprensione dello strumento.
Per la descrizione della corrispondenza si sono compilati i seguenti campi: segnatura, tipologia, mittente e destinatario, luoghi e data di spedizione, stato di conservazione, supporto e consistenza. Quando il mittente è un’istituzione, il nome del firmatario, se leggibile, è stato indicato tra i nomi indicizzati; se si tratta di una lettera personale su carta intestata, l’intestazione è stata riportata nel campo «Note». I mittenti illeggibili sono indicati come [Mittente non decifrato]; quando è leggibile solo parte del nome, si riporta [Cognome mittente non decifrato] seguito dalla parte decifrabile.
Per la descrizione del materiale a stampa si è tenuto conto della sua natura bibliografica. La notizia bibliografica d’esemplare è resa adottando le norme redazionali dettate nella «Rassegna degli Archivi di Stato» del 1992 e ricorrendo ai campi offerti dal software che, tuttavia, è stato sviluppato per la descrizione di materiale archivistico. In particolare, sono stati valorizzati i seguenti campi:
- Titolo (dell’unità documentaria): è stata adottata una forma abbreviata; le monografie riportano il nome dell’autore puntato seguito dal cognome e da una porzione del titolo, i titoli dei periodici sono invece riportati, in forma breve, tra virgolette caporali. Si tenga conto che nel titolo viene descritta l’intera unità bibliografica, sebbene la sua presenza all’interno del fondo archivistico sia dovuta essenzialmente al fatto che in essa sono riportate notizie riguardanti Pietro Ellero e la sua attività accademica, politica, scientifica
- Altri titoli contenuti: in questo campo è riportata la citazione bibliografica di quel testo che, pubblicato in un periodico o in un volume miscellaneo, si trova posto in evidenza da un qualsiasi tipo di segno perché riguardante Pietro Ellero.
- Contenuto: questo campo riporta la citazione bibliografica per esteso che, per motivi di brevità, non è stato possibile esplicitare nel campo titolo.
- Note: questo campo è stato utilizzato per inserire qualsiasi notizia relativa all’esemplare, come ad esempio la presenza di dediche, annotazioni, segni.
Si avverte infine che, nel caso delle citazioni bibliografiche relative a periodici, al fine di conformarsi alle norme redazionali adottate – le quali variano in base alla periodicità della pubblicazione – è stato effettuato, ove possibile, un controllo di massima su repertori bibliografici speciali e su cataloghi in rete ad accesso pubblico, per verificare la frequenza di stampa della rivista nell’anno considerato e l’eventuale presenza di testate omonime coeve, così da garantire la corretta disambiguazione dell’informazione.
Nell’ambito della realizzazione degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), specificamente l’investimento M1C3 1.1. «Strategia digitale e piattaforme per il patrimonio culturale», il progetto ha previsto altresì la digitalizzazione della documentazione contenuta nelle buste contrassegnate con i nn. 13, 14 e 15, condotta in aderenza alle Linee guida per la digitalizzazione del patrimonio culturale.
La documentazione condizionata nelle predette buste contiene documenti e corrispondenza riguardanti l’insegnamento universitario, la magistratura e la carriera politica di Pietro Ellero, selezionati in ragione dell’alto valore rappresentativo delle diverse attività professionali svolte durante tutto l’arco della sua vita.
Sono state altresì digitalizzate le camicie dei fascicoli, poiché ritenute significative per la ricostruzione della storia archivistica del fondo; non sono stati digitalizzati, invece, gli atti parlamentari contenuti nella b. 15 (b. 15, fasc. 8, nn. 1-56), reperibili online sul sito dell’Archivio storico del Senato, e le fotografie in copia conservate nella b. 13 (b. 13, fasc. 9, s.fasc. 1, nn. 1b-1c, 2c-2l).
Infine, si è scelto di fornire agli utenti anche copia digitale dell’inventario manoscritto redatto da Giuseppe Brini, fino ad oggi l’unica chiave di accesso al corpus documentario.
La sua storia
Tra gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta del secolo XIX Pietro Ellero, all’inizio della sua carriera, procedette a un primo ordinamento dei documenti che costituivano il suo archivio personale.
In questa fase Ellero, dimostrando un’attenzione e una sensibilità precoce verso le proprie carte, sentita l’esigenza di tenere in ordine documenti e corrispondenza, iniziò ad apporre una prima segnatura che teneva conto dell’ordine di ricezione e produzione dei documenti, estendendo tale sistema classificatorio anche a quelli già posseduti. D’altro canto, Ellero aveva lavorato come funzionario presso l’Imperiale regio tribunale provinciale di Udine, dove ebbe certamente modo di apprendere alcune pratiche di organizzazione e gestione dei documenti.
In seguito al pensionamento, egli rimise mano alla propria documentazione, dando all’archivio un ordinamento che teneva conto delle diverse attività professionali e intellettuali svolte durante tutto l’arco della sua vita. L’archivio venne quindi organizzato in quattro sezioni: «Letteratura», «Magistratura», «Amministrazione» e «Famiglia».
L’attenzione e la cura per i propri documenti mentre era in vita, manifestazione precoce della presa di coscienza del loro valore di testimonianza, fu tale da fargli prevedere uno specifico destino per esse anche dopo la sua morte, esplicitato nel testamento da lui redatto nel 1916.
Alla morte di Ellero, avvenuta nel 1933, le prime due sezioni, nel rispetto delle volontà testamentarie, furono consegnate al «maggiore» dei suoi amici, nonché allievo, Giuseppe Brini. Le altre due, quelle più strettamente personali, in ossequio alle volontà di Ellero, «previa una cernita e la necessaria conservazione di quelli attinenti alle proprietà e alla gestione economica», vennero distrutte.
Giuseppe Brini, in un personale progetto di descrizione dell’archivio, riorganizzò la documentazione e l’arricchì di nuove articolazioni, alcune vistose, come la serie «2. Aggiunte» nella seconda sezione, interamente costituita e annessa in questa fase, altre di minore entità e facilmente individuabili. Parallelamente, redasse l’inventario manoscritto che ha accompagnato l’archivio al momento della donazione alla BUB, ancora oggi uno strumento prezioso per fare luce sulle vicende che hanno visto il costituirsi dell’archivio.
Sebbene la portata dell’intervento di Brini relativamente al contenuto delle singole unità archivistiche non possa essere precisata con certezza, sembra possibile affermare che in generale, la cifra della sua operazione non interessò la struttura originaria dell’archivio, che rimase fondamentalmente inalterata e rispettosa delle principali divisioni date dal soggetto produttore. Per tale motivo è forse più corretto parlare di un’operazione di revisione, se non addirittura di mero assestamento, della costruzione archivistica, in un’operazione di monumentalizzazione dell’archivio con chiaro intento celebrativo del personaggio a cui era appartenuto.
All’apice del progetto di conservazione e valorizzazione delle memorie di Pietro Ellero si colloca la donazione dell’archivio da parte di Giuseppe Brini alla Regia Biblioteca dell’Università di Bologna, avvenuta il 14 ottobre 1935. Per lui, infatti, «il sapere di quale custodia sapiente, devota e ferma sia il tutto così rimesso e resti affidato» era di «grande conforto».
Più intenso si configurò, invece, il lavoro di ricondizionamento e segnatura dei singoli fascicoli e della documentazione conservata da parte dei bibliotecari conservatori della BUB nella fase di custodia e tutela dell’archivio. Negli anni Sessanta del Novecento, nel contesto di un più ampio lavoro di ricognizione e descrizione del patrimonio manoscritto, venne apposta la numerazione meccanica sulle pagine dell’inventario di Brini, tolto dalla busta I dell’Archivio Ellero e collocato tra gli strumenti di ricerca dell’Istituto con collocazione «Inventario 7», e molti fascicoli dell’epistolario furono riorganizzati per mittente, alterando, ove presente, l’ordine cronologico.
A questo intervento si può ricondurre la segnatura dei documenti e il ricondizionamento di gran parte di essi in nuove camicie. L’uso di apporre la segnatura su tutti i documenti si può ricondurre al trattamento degli autografi ed epistolari più diffuso nel contesto di quegli anni: da un lato si tendeva infatti ad uniformare il trattamento della documentazione archivistica a quello di manoscritti e codici, come dimostra ad esempio l’assegnazione di un numero di manoscritto all’intero fondo archivistico (ms. 4280); dall’altro, però, era chiara la volontà di mettere in evidenza carteggi ed originali d’autore, facendo risaltare i singoli documenti, pratica evidente nella costruzione di intere «autografoteche» o sezioni di autografi in molte biblioteche pubbliche statali, come era anche la BUB a quell’epoca.
Non a caso, sono proprio le buste che contengono le parti più corpose di epistolario ad essere state maggiormente rimaneggiate.
Tuttavia, nonostante gli interventi sopra descritti, che hanno interessato l’archivio principalmente a livello di singole unità documentarie, non vi sono alterazioni significative nella struttura complessiva che fu originariamente conferita dal soggetto produttore, Pietro Ellero, e in parte da Giuseppe Brini.
La sua organizzazione
Il fondo documenta la vita e la lunga carriera di Pietro Ellero nelle molteplici attività istituzionali da lui ricoperte.
La documentazione, conservata in 26 buste (nn. 1-25), è organizzata in due sezioni: la prima, definita da Brini come «parte capitale» dell’Archivio, è costituita da 17 buste e organizzata in più serie tematiche. La tipologia documentaria prevalente è quella dei carteggi a cui si affiancano autografi delle opere di Pietro Ellero, suoi scritti, a stampa e ristampa, scritti di altri su di lui o a lui dedicati, insieme a documenti personali e di lavoro.
La seconda sezione, costituita dalle restanti 9 buste (nn. 17-25), raccoglie materiale a stampa di diversa tipologia e si presenta come un’ampia rassegna sulla vicenda biografica di Ellero.
Per consultare
È disponibile la consultazione dell’inventario sia accedendo nella sezione Naviga nell’archivio sia tramite i comandi di ricerca semplice e avanzata. Nel primo caso è possibile visualizzare l’archivio restituito sotto forma di albero navigabile e da lì procedere nella ricerca; nel secondo caso è possibile interrogare la banca dati presente nel portale così da individuare – sull’intero arco cronologico o su un arco temporale specifico – determinate tipologie documentarie, personaggi presenti o menzionati nelle carte, mittenti o destinatari delle lettere.






