Archivi e biblioteche dei penalisti italiani

Moro Aldo

Maglie, Lecce 1916 settembre 23 - Roma 1978 maggio 09

Professioni, titoli, qualifiche:

  • docente universitario, 1940 - 1978
  • politico
  • Presidente del Consiglio dei ministri, 1963 - 1968
  • Presidente del Consiglio dei ministri, 1974 - 1976

Intestazioni:

  • Moro, Aldo, docente universitario, politico, (Maglie 1916 - Roma 1978), SIUSA

Descrizione:

Aldo Moro nacque a Maglie, in provincia di Lecce, il 23 settembre 1916, da Renato e Fida Sticchi. Secondogenito di tre fratelli, conseguì la maturità classica presso il liceo Archita di Taranto. Nel 1934 si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza di Bari e l’anno seguente iniziò a frequentare il circolo della Federazione universitaria cattolica italiana di Bari (FUCI). Nel 1937 divenne presidente del circolo barese e tenne la relazione giuridica nel Congresso nazionale. Fu presidente nazionale della FUCI dal 1939 al 1941 e nel 1945 divenne presidente del Movimento dei laureati cattolici.
Si laureò nel 1938 con una tesi in Diritto penale sulla “Capacità giuridica penale”, sotto la guida di Biagio Petrocelli, che nominò il Nostro assistente volontario. Negli anni seguenti, Moro pubblicò due lavori, l’uno tratto dalla tesi di laurea, l’altro, “La subiettivazione della norma penale” (1942), con cui conseguì la libera docenza in Diritto penale. Nel 1942, succedendo a Michele Barillari, ottenne l’incarico di Filosofia del diritto presso l’Università di Bari e le sue lezioni furono raccolte in talune dispense recanti il titolo “Lo Stato”. Di poi, tenne l’insegnamento di Diritto penale, tra il 1942-1943, in quanto il titolare del corso, Giovanni Leone, fu richiamato in servizio militare. Nel 1948 fu nominato professore straordinario di Diritto penale presso l’Università di Bari, ove, nel 1951, ottenne la cattedra da professore ordinario di Diritto penale. In seguito, al fine di conciliare l’impegno politico con l’attività accademica, ottenne il trasferimento all’Università di Roma “La Sapienza” e fu titolare della cattedra di Istituzioni di diritto e procedura penale presso la Facoltà di Scienze politiche.
L’iscrizione alla Democrazia Cristiana risale al 1945 e, l’anno successivo, Moro fu eletto all’Assemblea Costituente. Nel 1945 sposò Eleonora Chiavarelli, dalla quale ebbe quattro figli: Maria Fida, Anna, Agnese, Giovanni. Entrò, inoltre, a far parte della Commissione dei 75, prendendo parte della prima sottocommissione e diventando oratore ufficiale della DC. L’attività costituente rappresentò il sedime su cui si imperniarono i rapporti con Giuseppe Dossetti, il quale lo impose come Sottosegretario agli esteri nel quinto governo De Gasperi, assumendo il Nostro la delega per l’emigrazione.
Fu presidente del gruppo dei deputati della DC fino a maggio 1957, carica che lo rese membro del Consiglio nazionale e partecipe delle riunioni della direzione del partito.
Fu Ministro di grazia e giustizia nel governo Segni (1955). Di poi, con il governo Zoli (1957), passò al Ministero della pubblica istruzione. In quell’occasione formulò un piano decennale per la scuola, il quale fu riproposto anche nei programmi di partito e di governo. Dal 1958 al 1959 fu confermato Ministro della pubblica istruzione.
Dopo le dimissioni di Amintore Fanfani da Presidente del Consiglio e da segretario del partito, Moro fu eletto segretario della DC il 16 febbraio 1959. Nel dicembre del 1963, con la partecipazione del PSI, il Nostro costituì il suo primo governo, che tuttavia, trovatosi in minoranza alla Camera su un progetto concernente il finanziamento della scuola privata, diede le dimissioni il 26 giugno 1964. A valle di una complessa trattativa, Moro approdò a un secondo governo, che rimase in carica fino al gennaio del 1966, quando rassegnò le dimissioni a causa di un voto contrario su una legge in materia di finanziamento della scuola materna. A ogni buon conto, il 23 febbraio Moro costituì un terzo governo, del tutto analogo al precedente.
Il Nostro fu ininterrottamente Ministro degli esteri dall’agosto 1969, nel secondo governo Rumor, fino al novembre 1974, nel governo Colombo. Il suo approccio alla politica estera si connotava per l’attenzione ai temi classici della cultura cattolica, quali quello della pace. Fu nuovamente Presidente del Consiglio dei ministri dal 1974 al 1976 e presidente della Democrazia Cristiana dal 1976 al 1978. In questo ruolo la prospettiva del Nostro sembrava orientarsi verso un serrato confronto con la maggiore forza d'opposizione, il PCI, del quale non escludeva la partecipazione al governo.
Il 16 marzo 1978 Moro fu rapito a Roma, in via Mario Fani, dalle Brigate rosse, che lo tennero prigioniero per 55 giorni. Alla lunga detenzione si associano le lettere che il Nostro scrisse ai familiari e la raccolta di appunti che risalgono al processo che gli intentarono i brigatisti. Moro fu assassinato il 9 maggio 1978 e il suo cadavere fu abbandonato nel centro di Roma, in via Caetani, poco distante dalle sedi del PCI e della DC.
Complessi archivistici:
Redazione e revisione:
  • Nicolò Giorgia, 2024/11/27, prima redazione

Bibliografia:
  • G. GRASSI, Aldo Moro: la verità negata, Bari: Leggi la Puglia, 2020.
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  • L. ELIA - P. SCOPPOLA, Aldo Moro: il cristiano, l'intellettuale, il politico, Roma: Ave, 1987.
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