Professioni, titoli, qualifiche:
- docente universitario
- politico
Intestazioni:
- Ferri, Enrico, docente universitario, politico, (San Benedetto Po 1856 - Roma 1929), SIUSA
Descrizione:
Enrico Ferri nacque il 25 febbraio 1856 a San Benedetto Po, in provincia di Mantova, da Eraclio e Colomba Amadei. A Mantova conseguì la maturità classica ed ebbe come insegnante Roberto Ardigò, esponente del positivismo italiano, che esercitò grande influenza sulla formazione del Nostro. Si laureò in Giurisprudenza a Bologna nel 1877 con una tesi recante il titolo “La teorica dell’imputabilità e la negazione del libero arbitrio” (Bologna 1878); di poi, frequentò un corso di perfezionamento in Diritto penale presso l’Università di Pisa sotto il magistero di Francesco Carrara.Al fine di approfondire ulteriormente i suoi studi si recò in Francia, segnatamente presso la Sorbona; dal menzionato soggiorno trasse il volume “Studi sulla criminalità in Francia dal 1825 al 1878” (Roma 1881). Tornato in Italia, si dedicò all’insegnamento universitario di Diritto penale presso le università di Bologna, Siena, Pisa e Roma. Degna di peculiare attenzione è la sua carriera forense. A renderlo particolarmente noto a livello nazionale fu il ruolo avuto nel processo, svoltosi a Venezia dal 19 febbraio sino al 27 marzo 1886, contro gli animatori del moto contadino de “La boje”. I contadini mantovani, difesi dal Nostro, furono assolti ed egli ottenne tanto l’apprezzamento degli ambienti democratici, quanto la fama di “socialista”, per effetto della quale fu candidato al Parlamento dalla Società democratica radicale mantovana.
Tuttavia, sostenitore di un riformismo a piccole dosi, attraverso il quale sarebbero migliorate le condizioni del popolo, il Ferri non vedeva allora alcun partito in grado di perseguire un programma conforme ai suoi convincimenti. Egli ambiva a “un nuovo partito radicale”, un partito “positivista”. Nelle more dell’istituzione di un partito con le asserite caratteristiche, il Nostro si pose in una condizione di equidistanza dall’Estrema e dalla Sinistra.
In attesa del congresso democratico, dal quale – com’è noto – nacque il patto di Roma del 13 maggio 1890, il Ferri si attivò di modo che nel programma radicale avesse una maggior rilievo la parte sociale. Contestualmente, il Nostro diede un contributo importante alla crescita del movimento contadino e cooperativo nel mantovano. A valle del 1892, quando fu istituito il Partito dei lavoratori italiani (Partito socialista italiano dal 1893) le organizzazioni dei lavoratori mantovani furono chiamate a decidere sull’adesione al nuovo partito. In questo contesto, noto è l’intervento del Nostro, che, senza sortire gli effetti sperati, si pronunciò a sfavore dell’adesione.
A ogni buon conto, nel settembre 1893, il Ferri annunciò la propria adesione al PSI. Riconfermò la propria predilezione per il "metodo graduale" e si espresse a favore di alleanze elettorali con altre forze democratiche. Il Ferri intese motivare la sua scelta politica in un saggio, dove affermava che il socialismo marxista rappresentasse “il completamento pratico e fecondo, nella vita sociale, di quella moderna rivoluzione scientifica che, predisposta, nei secoli scorsi, dalla italiana rinnovazione del metodo sperimentale in ogni ramo dello scibile umano, fu ai nostri giorni decisa e disciplinata dalle opere di Carlo Darwin e di Erberto Spencer” (E. Ferri, Socialismo e scienza positiva, Roma, Casa editrice italiana, 1894, p. 9). Eppure, ferme le diffidenze che egli suscitava, riuscì subito a imporsi come uno dei più autorevoli esponenti del Partito socialista italiano. La crisi di fine secolo e l’ondata repressiva che coinvolse i socialisti lo videro protagonista di intense battaglie politiche e parlamentari. Quando nel 1898 Leonida Bissolati – direttore dell'”Avanti!” – fu arrestato, il Ferri assunse (temporaneamente) la direzione del quotidiano.
Nel 1899 fu candidato dal PSI non solo nel tradizionale collegio mantovano di Gonzaga (ove fu rieletto nel 1895 e nel 1897), ma anche in quelli di Ravenna e Roma. Il Ferri risultò eletto sia a Gonzaga sia a Ravenna, optando poi per il collegio ravennate. Nella nuova legislatura egli fu membro della commissione deputata a redigere il nuovo regolamento della Camera.
Nel febbraio 1902 fu direttore del quindicinale “Il Socialismo” e, con le dimissioni da direttore di Bissolati, il 1° aprile 1903, anche dell’”Avanti!”. Quest’ultimo divenne un foglio battagliero che agitava i temi della polemica antiborghese e anticlericale.
Nel febbraio 1911 il Ferri aderì alla Democrazia rurale – costituita nel 1910 nel mantovano da Gerolamo Gatti e, in seguito alla manifestazione di consenso verso la guerra di Libia, il Ferri presentò le dimissioni da deputato del PSI, accettate nel marzo 1912. Il Nostro fu, dunque, ricandidato e rieletto nel collegio di Gonzaga come “socialista indipendente”, raccogliendo i consensi della Democrazia rurale e di alcuni cattolici.
Alla vigilia della Prima guerra mondiale manifestò disinteresse per la politica attiva, anche se non mancò di prendere posizione sull’intervento in guerra: se, da un lato, si professò neutralista, dall’altro espresse simpatia per Francia, Inghilterra e Belgio.
Mostrò il desiderio di dedicarsi allo studio della riforma giudiziaria e carceraria. Sostenitore dei principi della scuola positiva, nel 1881 pubblicò “I nuovi orizzonti del diritto e della procedura penale”. Nel 1893 tornò a dirigere la rivista “La Scuola positiva nella giurisprudenza penale”, di cui era stato fondatore con Giulio Fioretti nel 1891.
Nel dopoguerra il Nostro non si candidò alle elezioni del 1919. Nel maggio 1921 tornò a sedere in Parlamento, rieletto nel suo collegio mantovano, e nel 1922 aderì al Partito socialista unitario. Il Ferri fu nominato, nel 1919, Presidente della commissione per la riforma del Codice penale, istituita dal Ministro della giustizia Ludovico Mortara. Ne uscirà più tardi il “Progetto preliminare di Codice penale italiano per i delitti” (Milano 1921), corredato da una relazione, da lui dettata, avente a oggetto la parte generale del Codice.
Il Ferri partecipò anche ai lavori della commissione nominata dal guardasigilli Alfredo Rocco per esaminare il progetto del Codice penale. Nel marzo 1927 difese l’attentatrice di Mussolini, Violet Gibson, nel processo che si concluse con l’assoluzione dell’imputata per infermità mentale. In seguito alla conferenza sul tema “Mussolini, uomo di Stato” (Mantova 1927), nella quale mise in risalto l’espressione superiore del pensiero e dell’azione politica del duce, nonché qualche “dettaglio lombrosiano” (la “tiroide eccezionale” e una “mascella a falce”), nel marzo 1929, fu nominato senatore, ma non poté essere insediato.
Il Ferri morì a Roma, prima della cerimonia d’investitura, il 12 aprile 1929.
Complessi archivistici:
- Ferri Enrico , 1876 - 1927 (fondo)
Redazione e revisione:
- Nicolò Giorgia, 2024/27/11, prima redazione
Bibliografia:
- R. BISI, Enrico Ferri e gli studi sulla criminalità, Milano: Angeli, 2004.
- G. SIRCANA, Ferri Enrico, in Dizionario biografico degli italiani, XLVII, Roma: Istituto della Enciclopedia italiana, 1997, pp. 139-145.
- L. CAVAZZOLI, Politica e cultura in Enrico Ferri, Mantova: Arcari, 1983.
- F.P. GABRIELI, Ferri Enrico, in Novissimo Digesto italiano, VII, Torino: UTET, 1961, pp. 231-232.
- G. SABATINI, Enrico Ferri maestro della scienza criminologica, Milano: Bocca, 1941.
- B. FRANCHI, Enrico Ferri. Il noto, il mal noto, e l’ignorato, Milano: Bocca, 1908.