Archivi e biblioteche dei penalisti italiani

Ellero Pietro

Denominazione:

Ellero Pietro

Tipologia:

fondo

Cronologia:

1840 - 1934

Note alla data:

Con un documento della famiglia Ellero del 1814 e una copia di un documento del 1590 di poco successiva.

Consistenza:

fascc. 141 in bb. 26

Il numero delle buste non corrisponde al numero di corda delle singole unità di conservazione (1-25) e alla consistenza riportata nell’inventario di Giuseppe Brini, poiché il contenuto della busta n. 9 è stato successivamente suddiviso in due distinte buste: nn. 9/1 e 9/2.

Descrizione:

Il fondo raccoglie la documentazione prodotta e ricevuta da Pietro Ellero nel corso della sua vita: manoscritti autografi ed edizioni a stampa delle sue opere; documenti personali e inerenti alle molteplici attività istituzionali da lui ricoperte; un ricco epistolario, che vanta tra i corrispondenti personaggi celebri e di rilievo della cultura e della politica italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento, oltre che una nutrita rassegna stampa.

L’archivio si divide in due sezioni, che si completano e integrano reciprocamente:

I. Si tratta del primo nucleo (bb. 1-15) di documentazione pervenuto a Giuseppe Brini per lascito testamentario secondo le disposizioni di Ellero. La sezione si articola in sei serie, individuate da lettere dell’alfabeto, ciascuna delle quali raccoglie documenti e il relativo epistolario in base alla tematica trattata:  
A. «Lo scrittore», contiene il materiale manoscritto e a stampa riguardante la sua attività di scrittore prolifico; 
B. «La personalità di Lui», riunisce la documentazione relativa agli studi e agli inizi di carriera come «ascoltante» presso il Regio Tribunale provinciale di Udine, insieme a documenti personali e familiari; 
C. «Il maestro universitario», testimonia la sua attività di docente di Diritto e procedura penale presso la Regia Università di Bologna; 
D. «Il magistrato», raccoglie le carte relative al suo lavoro presso la Regia Corte di Cassazione di Roma (1880-1889) e poi nel Consiglio di Stato (1889-1899); 
E. «Il deputato e il senatore», documenta l’elezione a deputato per il collegio di Pordenone, Aviano e Sacile nel 1866 e 1867-1869 e la nomina a senatore nel 1889 insieme al materiale relativo alla partecipazione di Ellero a diverse commissioni legislative e politiche; 
F. «Aggregazione di Lui ad altri enti», riunisce il materiale relativo alle nomine a socio di diverse accademie italiane e straniere.

II. La seconda sezione del fondo (bb. 16-25) è costituita, nella quasi totalità, da materiale a stampa di diversa tipologia: monografie e opuscoli; manifesti e volantini; periodici; stralci e ritagli di giornale. Ordinata in fascicoli tematici, è articolata in due serie:
1. «Scritti di altri su Lui e le opere e gli scritti sparsi di Lui», riunisce documenti su vari aspetti dell’impegno civile, politico e culturale del giurista, insieme a recensioni e segnalazioni librarie e articoli sulla sua partecipazione alla vita accademica, culturale e politica del paese, restituendo uno spaccato del contesto italiano e internazionale in cui egli operò;
2. «Aggiunte A, B, C», creata e aggiunta in coda da Giuseppe Brini, si compone di materiale riguardante la sua biografia (ritratto fotografico su cartolina; brani selezionati da alcune lettere private; estratto di un capitolo del suo testamento; estratti tratti da un suo quaderno di ricordi) e delle espressioni di cordoglio in occasione della sua morte (necrologi, pubbliche commemorazioni, componimenti).

Storia archivistica:

1. La formazione dell’archivio
Fu tra gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta del secolo XIX che Pietro Ellero, all’inizio della sua carriera, dovette procedere a un primo ordinamento dei documenti che costituivano il suo archivio personale.
In questa fase, sentita l’esigenza di tenere in ordine documenti e corrispondenza, Ellero iniziò ad apporre una prima segnatura, a penna rossa e in corrispondenza del margine superiore delle carte, che teneva conto dell’ordine di ricezione e produzione dei documenti, estendendo tale sistema classificatorio anche a quelli già posseduti.
Tale segnatura, un numero a quattro cifre seguito da una data separati da una barra obliqua, ricorda un numero di protocollo e sorprende per la sua precocità in un contesto culturale in cui la protocollazione non doveva essere una pratica diffusa. Tuttavia, Ellero aveva lavorato come funzionario presso l’Imperiale regio Tribunale provinciale di Udine; si può presumere, dunque, che in tale circostanza abbia avuto modo di apprendere alcune pratiche di organizzazione e gestione dei documenti.
Questa segnatura non è la sola che si trova sulle carte: su alcuni documenti si sovrappongono diversi tipi di numerazione, quali numeri arabi, numeri romani e lettere dell’alfabeto, che finiscono per stratificarsi e confondersi. L’affastellarsi di queste annotazioni suggerisce l’esistenza di momenti diversi di ordinamento da parte del soggetto produttore. Si riscontrano in particolare nell’epistolario, nelle cui pagine Ellero era solito annotare in corrispondenza del margine superiore destro «Risposto», «Non risposto», «Archiviato» seguito dalla sua sigla. Tale prassi doveva certamente rispondere a un’esigenza pratica e quotidiana di chi aveva la necessità di tenere in ordine la propria corrispondenza, svolgendo un lavoro in cui i rapporti personali dovevano essere molto importanti.
In seguito al pensionamento, Ellero rimise mano alla propria documentazione, dando all’archivio un ordinamento che teneva conto delle diverse attività professionali e intellettuali svolte durante tutto l’arco della sua vita. L’archivio, pertanto, venne organizzato in quattro sezioni: «Letteratura», «Magistratura», «Amministrazione» e «Famiglia».
In questa fase di organizzazione delle carte, la documentazione venne probabilmente condizionata nelle camicie di colore rosa che si conservano ancora oggi, recanti le denominazioni di mano di Pietro Ellero.
Negli anni successivi, l’archivio continuò a essere incrementato con la corrispondenza e la documentazione ritenuta rilevante. L’ormai anziano Ellero dovette farsi aiutare da Cesira Civolani, la cameriera personale della famiglia, rimasta al suo servizio per ben trent’anni. Il nome della domestica compare, infatti, in alcuni documenti degli anni Venti del Novecento, dove si firma come copiatrice.
L’attenzione e la cura per i propri documenti mostrata mentre era in vita, manifestazione della presa di coscienza del loro valore di testimonianza, fu tale da indurlo a prevedere uno specifico destino per essi anche dopo la sua morte, esplicitato nel testamento da lui redatto nel 1916.

2. L’intervento di Giuseppe Brini e il suo inventario
Alla morte di Ellero, avvenuta nel 1933, le prime due sezioni, nel rispetto delle volontà testamentarie, furono consegnate al «maggiore» dei suoi amici, nonché allievo, Giuseppe Brini. Le altre due, quelle più strettamente personali, in ossequio alle volontà di Ellero, «previa una cernita e la necessaria conservazione di quelli attinenti alle proprietà e alla gestione economica», vennero distrutte.
Giuseppe Brini, in un personale progetto di descrizione dell’archivio, riorganizzò la documentazione e l’arricchì di nuove articolazioni, alcune vistose, come la serie «2. Aggiunte» nella seconda sezione, interamente costituita e annessa in questa fase, altre di minore entità e facilmente individuabili. Parallelamente, redasse l’inventario manoscritto che ha accompagnato l’archivio al momento della donazione alla BUB, ancora oggi uno strumento prezioso per fare luce sulle vicende che hanno visto il costituirsi dell’archivio.
Tale strumento consta di ottantaquattro pagine ed è scritto interamente a mano da Giuseppe Brini su fogli a righe di formato protocollo. I ventuno bifogli usati erano inizialmente sciolti e sono stati rilegati solamente in tempi moderni: erano ancora sciolti nel 1963, come si evince da un’annotazione manoscritta presente su un foglio di guardia e firmata da Antonio Castellani, un impiegato della BUB. In questa data, è stata apposta la numerazione progressiva sulle carte con un numeratore meccanico.
L’inventario si articola in due sezioni principali e sette appendici. La prima sezione contiene la descrizione della documentazione: i pezzi non sono numerati, ma sono descritti tramite oggetto e data, con l'eccezione dell’«Epistolario», trattato separatamente nell'appendice. Brini, infatti, ha distinto i cosiddetti «Atti ufficiali» – atti e corrispondenza scambiata con enti istituzionali, quali i ministeri del Regno d’Italia, le università, le prefetture ecc. – dall’«Epistolario», lettere ricevute da mittenti individuali, di carattere personale. I primi, insieme al resto della documentazione (stampe, manoscritti, periodici, eccetera), vengono descritti in questa sezione; le seconde, in appendice. Alle pagine 51 e 52, a conclusione di questa descrizione analitica, è presente un indice.
La seconda sezione è una descrizione riassuntiva della prima, dalla quale emerge chiaramente la struttura dell'archivio: Brini illustra la partizione in sezioni e serie tematiche, attribuendo a ciascuna serie un titolo specifico che ne evidenzia il contenuto.
Le appendici, infine, contengono l'elenco dei corrispondenti di Ellero. Tale elenco è disposto in doppia colonna ed è organizzato fascicolo per fascicolo, di cui si indica la busta in cui è collocato, il titolo, gli estremi cronologici e la consistenza.
Si noti la presenza di un sistema di segni di richiamo tra una colonna e un’altra, funzionale a non invertire l’ordine delle pagine, costituito da una barra obliqua e dei punti in numero corrispondente al numero della colonna. Questo espediente, insieme a tutta una serie di accorgimenti grafici che guidano l’occhio del lettore e lo facilitano nella lettura dello strumento, quali ad esempio il ricorso a un sistema di forme geometriche per distinguere la fine della descrizione di una busta da un’altra o di un fascicolo da un altro, provano la precisione e la minuziosità del lavoro di Brini e rivelano la sua consapevolezza dell’operazione compiuta.
Si noti la terminologia utilizzata da Brini, il quale individua le sezioni come «parti» e le serie come «sezioni», così come l’uso dei termini «plichi» in luogo di fascicoli e «fascicoli» al posto dei sotto-fascicoli. L’inventario rimane il frutto di un lavoro meticoloso e accurato, l’ennesima dimostrazione della stima e della riconoscenza che Brini dovette provare per il suo maestro.
L’intervento di Brini ha interessato anche le unità fisiche. Sulle camicie originali in cui è condizionata la documentazione, infatti, la mano di Brini si affianca a quella di Ellero con brevi descrizioni del contenuto dei fascicoli e, talvolta, indicazioni sulla consistenza.
Per le ripartizioni interne dei sotto-fascicoli, invece, Brini si serve della documentazione stessa: sull’unità documentaria che funge da camicia appone a matita l’indicazione del fascicolo di appartenenza (ad es. «Deputazione 3 / 15 / 15 giugno 1867 - 19 maggio 1868», dove accanto alla denominazione viene indicata anche la consistenza e la datazione del sotto-fascicolo). Per il materiale bibliografico della seconda sezione adotta lo stesso sistema, apponendo però una numerazione progressiva in cifre romane (ad es. «plico I»), che riparte da 1 per ciascuna busta.
Si noti, inoltre, che talvolta Brini considerava più esemplari di uno stesso periodico come un'unica unità («pezzo»). Ciò spiega perché le unità documentarie che compongono la rassegna stampa (Sezione II) risultano talvolta in numero maggiore rispetto a quelle da lui indicate nell’inventario.

Sebbene la portata dell’intervento di Brini relativamente al contenuto delle singole unità archivistiche non possa essere precisata con certezza, sembra possibile affermare che, in generale, la cifra della sua operazione non interessò la struttura originaria dell’archivio, che rimase fondamentalmente inalterata e rispettosa delle principali divisioni date dal soggetto produttore. Per tale motivo è forse più corretto parlare di un’operazione di revisione, se non addirittura di mero assestamento, della costruzione archivistica, finalizzata alla monumentalizzazione dell’archivio con chiaro intento celebrativo del personaggio a cui era appartenuto.
All’apice del progetto di conservazione e valorizzazione delle memorie di Pietro Ellero si colloca la donazione dell’archivio da parte di Giuseppe Brini alla Regia Biblioteca dell’Università di Bologna: Per lui infatti «il sapere di quale custodia sapiente, devota e ferma sia il tutto così rimesso e resti affidato» era di «grande conforto».
La consegna dell’archivio, avvenuta il 14 ottobre 1935, venne formalizzata da una lettera indirizzata ad Antonio Boselli, direttore dell’allora Regia Biblioteca, nella quale Brini fornisce informazioni circa il suo ordinamento, non senza specificare che «il tutto da lui (Ellero, n.d.r) lasciatoci da conservare è mantenuto capitalmente colle distribuzioni intestate e con i raggruppamenti di lui medesimo». Da questa lettera si ha la conferma che una prima parte delle carte è quella che effettivamente Brini ricevette in eredità secondo il lascito testamentario del 1916; mentre una seconda venne da lui annessa successivamente, «a completamento», in qualità di tutore della figlia di Ellero, interdetta per infermità di mente.

3. L’intervento degli anni Sessanta
Più intenso si configurò, invece, il lavoro di ricondizionamento e segnatura dei singoli fascicoli e della documentazione da parte dei bibliotecari conservatori della BUB nella fase di custodia e tutela dell’archivio.
Negli anni Sessanta del Novecento, nel contesto di un più ampio lavoro di ricognizione e descrizione del patrimonio manoscritto, venne apposta la numerazione meccanica sulle pagine dell’inventario di Brini, estratto dalla busta I dell’archivio Ellero e collocato tra gli strumenti di ricerca dell’Istituto con collocazione «Inventario 7», e molti fascicoli dell’epistolario furono riorganizzati per mittente, alterando, ove presente, l’ordine cronologico. La corrispondenza è infatti disposta secondo più criteri: l'ordine è tendenzialmente cronologico (anche inverso), ma è falsato dalla disposizione per corrispondente. Lettere dello stesso mittente sono, infatti, conservate insieme.
Sebbene tale organizzazione segua l'elenco dei corrispondenti che è riportato nell’appendice dell’inventario redatto da Giuseppe Brini, è molto probabile che lo spostamento fisico delle lettere dello stesso mittente sia avvenuto in questa circostanza. A suggerire tale ipotesi è lo stratificarsi delle correzioni nella suddetta appendice e la presenza, in alcuni casi, di una diversa numerazione sulle carte redatta a lapis da una mano attribuibile a quella di Giuseppe Brini.
A questo intervento si può ricondurre inoltre la segnatura dei documenti e il ricondizionamento di gran parte di essi in nuove camicie. Nello specifico, in margine a ciascun documento sono stati registrati a matita la segnatura del manoscritto (BUB, ms. 4208), il numero della busta, la denominazione del fascicolo e del singolo documento; alcuni documenti sono stati condizionati singolarmente in nuove camicie sul cui dorso è riportato il nome dell’autore o mittente.
L’uso di apporre la segnatura su tutti i documenti si può ricondurre al trattamento degli autografi ed epistolari più diffuso nel contesto di quegli anni: da un lato si tendeva infatti ad uniformare il trattamento della documentazione archivistica a quello di manoscritti e codici, come dimostra ad esempio l’assegnazione di un numero di manoscritto all’intero fondo archivistico (ms. 4280); dall’altro, però, era chiara la volontà di mettere in evidenza carteggi ed originali d’autore, facendo risaltare i singoli documenti, pratica evidente nella costruzione di intere «autografoteche» o sezioni di autografi in molte biblioteche pubbliche statali, come era anche la BUB a quell’epoca.
Non a caso, sono proprio le buste che contengono le parti più corpose di epistolario a essere state maggiormente rimaneggiate, mentre al contrario la seconda sezione dell’archivio, che contiene periodici e materiale a stampa di carattere vario, è rimasta sostanzialmente intatta.
Tuttavia, nonostante gli interventi sopra descritti, che hanno interessato l’archivio principalmente a livello di singole unità documentarie, non vi sono state alterazioni significative nella struttura complessiva che fu originariamente conferita dal soggetto produttore, Pietro Ellero, e in parte da Giuseppe Brini.

4. Gli ultimi interventi
Nel 2011, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la Biblioteca Universitaria di Bologna ha organizzato una mostra dal titolo «Pietro Ellero (1833-1933): un giurista friulano fra Austria e Regno d’Italia», esponendo una cospicua parte dei documenti più importanti e rappresentativi del giurista. In tale occasione, è stato redatto un elenco dei corrispondenti in ordine alfabetico, attinto dall’inventario manoscritto di Brini.

Da ultimo, il complesso archivistico è stato oggetto di inventariazione analitica da parte di Claudio Gino Li Chiavi e Giorgia Spinali, con la supervisione scientifica di Stefano Malfatti, in occasione del progetto iniziato nel 2024, in collaborazione con l’Istituto Centrale per gli Archivi - ICAR e il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento, nell’ambito del PRIN-PNRR 2022 «CriArcLI - Italian Professors of Criminal Law’s Archives and Libraries: Models, Digitisation and Public Engagement», finanziato dall’Unione europea - Next Generation EU e volto a censire e descrivere gli archivi dei professori universitari di Diritto e Procedura penale attivi fra la metà del XIX e la metà del XX secolo. Nell’ambito di tale progetto sono stati raccolti ed elaborati i dati per la redazione del presente inventario e del portale da cui è possibile accedervi.
Il lavoro sulle carte è stato preceduto da uno studio approfondito della biografia del soggetto produttore e del contesto in cui egli visse e operò. Per ricostruire le vicende che hanno visto il costituirsi dell’archivio, è stato fondamentale il recupero del testamento olografo di Ellero, che ha fatto luce sullo stato dell’archivio al momento della sua morte. Ulteriori chiarimenti in merito alle responsabilità degli interventi che hanno interessato le carte nei momenti successivi alla donazione del 1935 alla BUB sono stati forniti dagli strumenti di sala disponibili presso la stessa biblioteca.
Dal confronto della documentazione con l’inventario di Giuseppe Brini è emerso che i diversi interventi susseguitisi nel tempo non hanno alterato la struttura dell’archivio, risalente al suo ultimo ordinamento, ovvero probabilmente poco prima della consegna alla BUB. La numerazione rinvenuta, infatti, segue l’ordine di descrizione della documentazione così come riportato da Brini nel suo inventario. Analogamente, la numerazione della corrispondenza rispecchia fedelmente l’ordine dell’elenco dei mittenti posto in appendice allo stesso inventario.
Preso atto del rispetto della volontà del soggetto produttore, constatata la complessità dell'ordinamento riscontrato e l'impossibilità di riordinare cronologicamente le carte senza ulteriori interventi invasivi, si è optato per non procedere al riordino della documentazione. La descrizione è stata improntata, dunque, al rispetto delle tracce di archiviazione del soggetto produttore, in un approccio conservativo volto a tutelare la documentazione ed evitare ulteriori rimaneggiamenti. I pochi documenti rinvenuti sfusi, precisamente nella busta n. 14, sono stati indirizzati all’impalcatura tematica conferita dal soggetto produttore.
Nell’ambito della realizzazione degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il progetto ha previsto altresì la digitalizzazione dell’inventario manoscritto redatto da Giuseppe Brini e della documentazione contenuta nelle buste contrassegnate con i nn. 13, 14 e 15, condotta in aderenza alle Linee guida per la digitalizzazione del patrimonio culturale.

Criteri di ordinamento:

Il fondo consta di due sezioni strutturate in serie tematiche articolate in fascicoli ed eventuali sotto-fascicoli.
Nell’organizzazione delle unità documentarie, il fondo presenta criteri non sempre omogenei, con notevoli differenze di trattamento tra le due sezioni e tra le serie che le compongono, in particolare modo quelle della sezione I.

Sezione I.
Sebbene serie e fascicoli seguano un andamento cronologico rispetto alla vicenda biografica del soggetto produttore, questo criterio viene meno per le unità documentarie per il cui ordine prevale, nella maggior parte dei casi, la coerenza tipologica.
A titolo esemplificativo e non esaustivo, si riporta il caso del fascicolo «Corrispondenza, atti e documenti di studi», contenuto nella serie «B. La personalità di Lui in sé stesso» (b. 12, fasc. II). Questo fascicolo raccoglie numerosi attestati di studi e due lettere: una delle lettere, seppure con datazione anteriore ad alcuni attestati, viene comunque posta dopo di essi, rispondendo probabilmente a un criterio tipologico che antepone gli attestati alla corrispondenza.
Talvolta, a prevalere è invece la rilevanza attribuita ad alcune tipologie di documenti o ad alcuni mittenti. Si consideri il caso del sotto-fascicolo «Corrispondenza e atti ufficiali» del fascicolo «Insegnamento. 2» della serie «C. Il maestro universitario» (b. 13, fasc. 2, s.fasc. 1): ad aprire il fascicolo vi sono il decreto di nomina di Pietro Ellero a cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (1867) e una copia di un decreto di aumento dello stipendio (1868). A seguire è conservata la corrispondenza, la quale, sebbene presenti date anteriori a questi due documenti, è posta dopo, probabilmente perché considerata meno rilevante.
L’organizzazione della corrispondenza si basa su criteri simili: entro ciascun fascicolo o sotto-fascicolo, lettere di uno stesso mittente sono disposte insieme, precedendo lettere con data anteriore.
In conclusione, i diversi criteri precedentemente presentati – cronologico, tipologico, rilevanza, per mittente – si mescolano insieme e spesso è difficile desumere quale di questi ha prevalso nell’organizzazione delle carte.

Non meno articolato è il sistema di numerazione delle singole unità documentarie.
Per il materiale bibliografico, sono stati usati i numeri arabi. Tuttavia, per gli esemplari multipli di uno stesso periodico è stata affiancata al numero arabo la dicitura «bis»/«ter», mentre per esemplari collegati o relativi allo stesso argomento, è stata affiancata al numero arabo una lettera dell’alfabeto.
Similmente, per la corrispondenza sono stati usati i numeri arabi, ma per lettere di uno stesso mittente, al numero arabo, che rimane invariato, è stata affiancata una lettera dell’alfabeto (1a, 1b, ecc.). I manoscritti, invece, sono stati numerati alcune volte da numeri arabi, altre da lettere dell’alfabeto.
Si segnalano a questo proposito i casi dei fascicoli della serie «C. Il maestro universitario» nn. 8 e 3 (s.fasc. 2), nei quali, per mantenere e/o riprendere la distinzione tra «Atti ufficiali» ed «Epistolario» introdotta da Brini, si è fatto ricorso alle lettere dell'alfabeto maiuscolo per i primi, ai numeri arabi per i secondi.
La numerazione riparte da 1 per ogni fascicolo.
I diversi criteri adottati per numerare le unità documentarie danno luogo a una non perfetta corrispondenza tra la reale consistenza fisica dei «pezzi» contenuti in ciascun fascicolo e gli estremi di numerazione attribuiti: se infatti il fascicolo titolato «Scritti di Lui. 1» (b. 5, fasc. 5) raccoglie la documentazione segnata 1-16, la consistenza fisica non è di 16 «pezzi», bensì di 20. Allo stesso modo, il sotto-fascicolo n. 3 del fascicolo titolato «Insegnamento. 1» (b. 13, fasc. 1, s.fasc. 3) raccoglie la corrispondenza segnata 1-38, ma la consistenza fisica è di unità 64.

Sezione II.
Tendenzialmente omogenei si presentano invece i criteri di ordinamento della documentazione raccolta nei fascicoli che compongono le due serie della sezione II. All'interno di ciascun fascicolo, le unità documentarie – che non sono numerate – sono disposte in massima parte in ordine cronologico (data ascendente). Raramente la sequenza non è rispettata: le camicie dei fascicoli, infatti, sono perlopiù costituite da un quotidiano che, il più delle volte, è il documento con la data più risalente nel tempo. Qualora però il primo documento in ordine cronologico sia di formato tale da non poter contenere gli altri, viene posposto in seconda, o successiva, posizione.

La documentazione è conservata da:


La documentazione è stata prodotta da:


Redazione e revisione:

  • Spinali Giorgia, 2025/07/03, prima redazione

Bibliografia:

  • R. DE TATA, Pagine risorgimentali dal Fondo Ellero della Biblioteca Universitaria di Bologna, «InBUB. Ricerche e cataloghi sui fondi della Biblioteca Universitaria di Bologna», 2013, 3, pp. 211-242.